Circa 62
milioni di immobili che oggi, per lo Stato, valgono 36 miliardi di euro. Stiamo
parlando delle case degli italiani (imprese e famiglie) che a stretto giro
saranno passate ai raggi X dal fisco per una delle operazioni più attese e
complesse della storia italiana. E quella cifra potrebbe crescere
sensibilmente, con tutto quello che ne consegue sul versante delle tasse (in
più) da pagare. Entra infatti nel vivo a giorni la «riforma del catasto» che
sulla carta è a «costo zero», nel senso che non aumenterà il gettito
complessivo, ma nel cambio degli equilibri (prelievo maggiore per alcuni
immobili, in calo per altri) qualcuno potrebbe essere vittima di fregature.
Fatto sta che
manca davvero poco. Il velo sta per essere alzato. L’agenzia delle Entrate e il
governo metteranno nero su bianco il provvedimento (un decreto attuativo della
legge delega approvata dal Parlamento) col quale saranno formalmente create le
commissioni censuarie incaricate di elaborare l'algoritmo necessario, appunto,
alla revisione delle rendite catastali. Nel dare l’annuncio, il numero uno del
Catasto italiano, Gabriella Alemanno, ieri ha spiegato che l’operazione
potrebbe durare fino a 5 anni: vanno censiti, come accennato, milioni di
immobili, 1,8 milioni dei quali definiti «speciali» (uffici pubblici, capannoni
industriali, conventi) e per questi non si ricorrerà all’algoritmo, ma saranno
necessarie stime dirette. Dei 36 miliardi complessivi, 24 miliardi riguardano
il patrimonio immobiliare ordinario mentre 12 miliardi si riferiscono quello
speciale.
L’obiettivo è
stoppare i furbetti del mattone, a esempio i proprietari di case popolari nei
centri storici delle grandi città. Tutto questo con un meccanismo che porterà
alla determinazione della rendita grazia a una formula matematica che metterà
in relazione tutte le caratteristiche dell’immobile, dal valore di mercato alla
posizione. Le manovre saranno coordinate dall’amministrazione finanziaria, ma
nelle commissioni entreranno le associazioni dei consumatori e, soprattutto,
Confedilizia (associazione che tutela i proprietari di casa) che avrà il
compito, tra altro, di vigilare sulla definizione degli algoritmi e, laddove ci
saranno squilibri, potrà «impugnare valori patrimoniali e rendite». Il rischio
per famiglie e imprese è una colossale stangata. E gli ingredienti sono pronti:
tra tasi, imu e nuovo catasto il mix fiscale può diventare esplosivo.
C’è un altro
aspetto su cui si interrogano gli addetti ai lavori. La riforma si sovrappone
alla rivalutazione catastale che in alcune grandi città è già partita. A Roma,
in particolare, in quartieri prestigiosi come Parioli, Trastevere, Appia
Antica, fino a poco tempo fa era ancora possibile trovare case dai valori di
mercato alti, ma accatastate come ultra popolari: sono stati allineati al
mercato, ma si è trattato di soli 175mila immobili. Una fetta piccolissima nel
gigantesco patrimonio immobiliare italiano. Ora nel mirino del fisco.
di
Francesco De Dominicis
@DeDominicisF
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Fonte ;Liberoquotidiano.it
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